La Parla della Domenica
Laboratorio di riflessioni, approfondimento e confronti intorno
alle sollecitazioni delle omelie domenicali di Don Nicola Bari
Comunità La Pagliuzza Giovi Salerno
7.11.21
Suggestiva e non casuale coincidenza quella di questa festività in cui si celebra la “ricorrenza del trapasso di Michele”, fondatore, insieme a don Nicola, della Compagnia degli Amici”, e la lettura del Vangelo di oggi che ci propone il racconto della di una donna anonima, sola, vedova, povera. Don Nicola esordisce con questa prima osservazione sottolineando, in premessa, la predilezione di Gesù in per le donne sole, senza difesa, per gli orfani e per gli umili.
La vedova viene indicata da Cristo stesso come una maestra senza parole e senza titoli altisonanti ma capace di dare lezione ai presunti sapienti del tempo.
La seconda riflessione di don Nicola riguarda la capacità esemplare di Cristo, seduto nel “locale delle offerte”, di osservare.
Osservare gli aspetti più minuti, spesso trascurati: lo sguardo di Gesù è infatti penetrante, proprio di chi ama e cura la vita in tutti i suoi dettagli.
È così che osserva un gesto minuto come minuta è l’offerta materiale compiuta dalla donna, “due monetine che fanno un soldo”.
Ma è proprio lì, in quel gesto essenziale, quasi invisibile, quasi inconsistente, che si cela il divino, e la ricchezza vera di ogni essere umana.
Ce lo sottolinea don Nicola, riproponendoci le parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli. «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Le due misere monetine offerte dalla donna diventano allora un tesoro inestimabile agli occhi di Gesù, che vede in lei la ricchezza del suo cuore.
E a tal proposito don Nicola ci indica l’esempio spesso invisibile di tanti sforzi che pur si fanno anche nel nostro Centro, nell’anonimato, invisibili, difficili da riconoscere, spesso non premiati, a volte incompresi o fraintesi, eppure essenziali, preziosi per tutti.
Sono costoro – gli autori di questi gesti, come la vedova del Vangelo – che danno più degli altri.
L’unità di misura di Dio non è infatti un metro quantitativo ma qualitativo, che coglie la vera grandezza (o talvolta la meschinità) del nostro cuore.
E l’essenziale, come ebbe a dire anche Antoine de Saint-Exupéry autore del famosissimo racconto: “Il Piccolo Principe,”[1] è invisibile agli occhi, o quantomeno, aggiungiamo noi, osservabile solo da chi osserva con amore.
Quella donna allora è una maestra, e Gesù ce la fa riconoscere come tale proprio perché essa non dà qualcosa del suo superfluo ma si spende nella sua relazione con Dio.
Ed è proprio questo il collegamento più naturale con l’esempio del nostro compianto Michele che pur ha saputo fare della sua vita e del suo stile di vita essenziale, semplice, il dono più grande e fecondo per la nostra comunità e non solo. Infatti, la sua testimonianza circola nel nostro Centro come una energia mite e possente, come ogni gesto umano compiuto con tutto il cuore in relazione all’assoluto di Dio.
Non cerchiamo persone perfette né cerchiamo di esserlo, conclude don Nicola, ma piuttosto persone generose, che danno tempo, affetti e piccoli gesti con dentro tanto cuore.
[1] Pur essendo un libro facile e adatto ai bambini, contiene delle tematiche che fanno riflettere sia i grandi che i piccoli. La morale del libro è che, nella vita, non conta quante cose arrivi a possedere ma, piuttosto, quanti legami si è riusciti a stringere. Cosa conta davvero nella vita?