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TALENTI

Commento alle riflessioni di Don Nicola Bari sulle sacre letture di Domenica 15 novembre 2020

Perché viene punito il più povero ovvero quello a cui il padrone ha dato di meno e che per paura li ha semplicemente custoditi?

Sembra paradossale. Come è possibile?  Chi ha avuto di meno   riceve un rimprovero mentre chi ha avuto di più viene elogiato e ricompensato.

Non è paradossale che il padrone, descritto come buono e giusto, vicino ai poveri, prodigo verso chi non ha, questa volta si accanisca contro un suo servo perché non ha saputo far fruttare i   beni che gli erano stati dati in custodia?  E che lo rimproveri solo perché ha avuto paura, un sentimento, in fondo, umanamente comprensibile e, tutto sommato, non biasimabile?

Ma la lettura più corretta ci consegna un’altra verità: qui non si tratta di non comprendere o di biasimare chi ha paura o, peggio, di privilegiare chi ha di più.

In realtà, ancora una volta il Vangelo ci colpisce per i suoi paradossi. Difatti è proprio attraverso il paradosso che possiamo cogliere il senso profondo di questa lettura.

Proprio attraverso l’esempio del servo cui viene affidato la più modesta quantità di doni, la parabola sembra consegnarci un messaggio chiaro: “Non ci sono scuse. Ognuno ha il dovere di sfruttare le opportunità di cui dispone. Lo deve fare il ricco ma ancor più il povero. E non è una minaccia o una condanna. È una promessa,  che punta a sollecitare gli uomini, noi tutti, ad aver più coraggio”.

In realtà,  come pur ci ha sottolineato Nicola, la parabola può essere letta ed attualizzata in relazione alla fase di transizione che sta vivendo il nostro Centro che necessita di maggior coraggio e determinazione da parte di tutti per andare oltre l’oscurità. 

In realtà la parabola sembra piuttosto dura  e mette in evidenza la necessità di essere vigili e propositivi. Peraltro, in tal modo, se pure non possiamo prevenire ogni disagio, qualcuno ce lo fa risparmiare.

La vita va vissuta stando attenti a se stessi e al patrimonio di risorse, visibili o invisibili, materiali o immateriali, di cui, spesso senza esserne consapevoli, siamo stati dotati.

Anche per questo, la vita va vissuta, e anche quando ci sembra di essere avvolti dalle  tenebre dobbiamo avere  il coraggio di affidarci,  e di volerci bene, riconoscendo di avere a che fare con un Dio generoso che ci vuole amici.

D’altra parte la parabola di oggi, che fa riferimento ai Talenti (monete del tempo che avevano un importante valore economico), sta a testimoniare, simbolicamente, l’importante investimento che il Signore ha fatto e che continua a fare su di noi..

Difatti ci  offre qualcosa di molto di più ricco, e di diverso da una qualsiasi monetizzazione, proponendoci di vivere in una relazione di amore senza misura.

Una dimensione verso la quale ci invita ad orientarci insistentemente, non certo perché ricattati di chissà quali severe punizioni da parte di un padrone senza scrupoli e senza pietà, ma, perché ci vuole, premurosamente al suo fianco per godere, insieme, la gioia della condivisione, dell’amore.  

Perché  il Signore in cui crediamo offre tutto e non chiede indietro nulla, crede in noi e ci affida tesori. Egli intorno a sé non vuole dipendenti o commercianti, ma figli, amici, capaci di moltiplicare, nella gioia, i talenti che ci ha generosamente affidati.

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