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GRUPPI DI AUTO-AIUTO.

Gli A.A. hanno compreso ben presto che per uscire dalla dipendenza dell’alcol non era sufficiente una “terapia” specifica, ma una mobilitazione totale delle risorse di una persona e per fare questo occorre una tale energia che una persona “dipendente” e per di più sola non può possedere, ecco quindi l’intuizione di unirsi in gruppo, utilizzarne le energie come “promozione” e “sostegno” dell’individuo in difficoltà. E’ tale il successo avuto, che questo metodo si è moltiplicato e oggi viene usato in varie terapie per molte forme di disagio umano nelle differenti realtà sociali. Parlando di mobilitazione totale delle risorse di una persona, parliamo anche e soprattutto delle risorse spirituali senza le quali è impossibile che avvenga un qualsiasi cambiamento efficace e duraturo. La dimensione spirituale si configura come il serbatoio da cui hanno origine tutte le motivazioni profonde, ciò che dà forza e che permette di pensare e coltivare progetti per la vita.

E’ un cammino di ricerca e di confronto che richiede di svolgersi nella libertà. Il gruppo di Auto-Aiuto (o gruppo di incontro) è formato da persone che riconoscono e sono convinte di aver bisogno di essere aiutate e che non sono capaci di farlo da sole. Una persona che pur essendo nei guai è convinta del contrario è impossibile aiutarla: bisogna prima creare la condizione essenziale, cioè riconoscere uno stato di bisogno. Disponibile a condividere con altri i propri malesseri non per ottenere compassione, ma per alleggerire il peso, guardare se stesso da differenti prospettive, quelle degli altri componenti il gruppo, e avere così una comprensione maggiore di sè delle proprie difficoltà ma anche delle proprie risorse. Condizione essenziale: l’onestà. Significa essere onesto con il proprio vissuto e i propri sentimenti con i quali è facile mentire, ma è lì in genere la sofferenza e il disagio. Disponibile a parlare di sé, non del coniuge, dei figli, dei suoceri, dei genitori, ecc…, di sé oggi, qui ed ora. Nel qui e ora ognuno può essere di grande aiuto per il semplice fatto che fa parte di questa realtà.

L’unica possibilità che abbiamo è quella del presente con la quale proiettarsi nel futuro: il presente si può cambiare! Andare nel passato è utile quando questo diventa acquisizione di conoscenza e consapevolezza di sé e delle proprie dinamiche per essere impiegata come esperienza e maturazione al presente. La disponibilità ad ascoltare, e per ascoltare bisogna apprendere come fare silenzio, silenzio interiore, cioè comprendere cosa ci viene comunicato. Non quello che noi pensiamo di ciò che ci viene detto o le nostre impressioni, o i nostri giudizi. La capacità di identificazione. Se sono in grado di identificarmi con una persona, con i suoi sentimenti, con la sua situazione, mi avvicino molto alla comprensione del suo stato d’animo, delle sue difficoltà e quindi sono in grado di offrirgli il contributo di specchiarsi e di vedersi in prospettive diverse. Non è quindi necessario fare tutte le esperienze di questo mondo per essere in grado di aiutare qualcuno. Imparare ad amare qualcuno sul serio gli altri, amare è molto diverso che piacere, piacere a qualcuno o dispiacere qualcuno, non è lo stesso che amare qualcuno. Amare vuol dire “volere” e “fare” il bene di qualcuno anche a costo di dispiacergli, anche se questo implica la rinuncia a sentirsi bene. E sentirsi bene e stare bene non è la stessa cosa: “stare bene” è il risultato di un processo psico-fisico e spirituale, “sentirmi bene” è solo frutto di un processo psico-fisico. 

 

Allora cose è un gruppo di Auto-Aiuto? è un gruppo dove attraverso la condivisione, l’identificazione, il confronto e lo specchio degli altri, la persona ha la possibilità di conoscere sé stesso attraverso l’incontro con gli altri e apprendere. Questo non può che portare a dei cambiamenti possibili e migliorare il proprio stato attuale. Perché il gruppo funzioni, oltre le disposizioni dette sopra, bisogna crearne le condizioni: che il numero dei componenti sia ragionevole, un minimo e un massimo (6-12); che si svolga nell’ambito delle due ore e non oltre; che i componenti parlino di sé come persone, senza nascondersi dietro il ruolo che ricoprono fuori del gruppo; che i componenti imparino a rispettarsi; che ognuno si assuma la propria responsabilità come membro del gruppo; che nessuno abbandoni il gruppo se ha delle difficoltà ma le esterni; che non si usi violenza neanche minacciando; che i membri del gruppo siano sobri sia dal punto di vista dell’uso dell’alcol, sia da droghe, sia da psicofarmaci, che le cose che apprendono in gruppo nei riguardi degli altri sono soggette al segreto, quindi non si portano fuori del gruppo, ognuno è autorizzato se vuole a parlare esclusivamente di sé. Un altro elemento che aiuta lo svolgimento del gruppo è la presenza di un facilitatore o animatore. Questi è un membro del gruppo con una preparazione specifica e nello stesso tempo ha già partecipato e quindi acquisito esperienza di gruppo e l’autoconoscenza necessaria per stimolare e animare questo tipo di lavoro. Non è suo compito condurre il gruppo da nessuna parte, tanto meno imporre delle regole oltre quelle indicate di cui sopra, ma lasciare che il gruppo si svolga secondo la necessità dei suoi membri. Prima di chiudere l’animatore aiuta a fare una revisione e analisi della dinamica del gruppo affinché i componenti apprendano da sé stessi e non escano dal gruppo in preda alle emozioni

GRUPPI DI AUTO-AIUTO. Gli A.A. hanno compreso ben presto che...
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