L’AUTO AIUTO E IL COLLOQUIO
Concepire il colloqui come una forma individuale di consulenza, significa essere capaci di agire l’Auto-Aiuto in una forma la più fedele possibile. Si richiedono all’operatore alcune caratteristiche fondamentali. Prima di tutto essere “autentico”, vale a dire senza maschere, aperto ai sentimenti e alle attitudini che fluiscono interiormente nel momento; significa la capacità di autopercezione, cioè di riconoscere i propri sentimenti, essere capace di viverli, sperimentarli nella relazione con l’altro e se persistono, comunicarli quindi la relazione con l’altro è diretta, da persona a persona, senza per questo inondare l’altro con l’espressione di tutti i propri sentimenti che debba aprirsi totalmente, ma essere disposto alla trasparenza: essere genuino. Questo ha due facce, una interna e una esterna. La interna si riferisce al livello cosciente di stare in contatto con i propri sentimenti e di accettarli, quindi essere trasparente. Questa capacità permette all’operatore di distinguere nella relazione con l’altro i propri sentimenti da quelli dell’altro e gli permette di identificare nelle sue problematiche fino al punto di comprendere e accettare profondamente la persona sì da creare quella situazione di profonda comunicazione e comprensione che si chiama empatia. “Posso essere sufficientemente forte come persona per distinguermi dall’altro? Posso rispettare fermamente i miei sentimenti e le mie necessità, allo stesso modo di quelli dell’altra persona? Sono padrone dei miei sentimenti e, se necessario, capace di esprimerli come qualcosa che mi appartiene e che è differente da ciò che sente l’altro? Io come individuo sono sufficientemente forte per non sentirmi abbattuto dalla sua depressione, spaventato dalla sua paura o assorbito dalla sua dipendenza? Ho la sufficiente capacità interiore per rendermi conto che la sua aggressività non mi distruggerà, il suo bisogno di dipendenza non riuscirà a sottomettermi, né il suo amore non mi renderà schiavo poiché sono autonomo dall’altra persona, con i miei sentimenti e diritti? Quando riesco a sentire con libertà questa capacità di essere qualcuno distinto dall’altro, scopro che posso comprendere e accettare con maggiore profondità, perché non temo di perdere me stesso” (C. Rogers).
Il processo così può continuare e l’operatore a questo punto può fare da specchio, cioè riflettere in modo che la prospettiva prima limitata si dilati fino a comprendere la totalità e il particolare della situazione. La persona in questo modo riceve un benefico enorme poter guardare sé stesso dal di fuori, da un’altra prospettiva, da un altro punto di vista e così decidere quale è la cosa più appropriata Da fare. Qui l’operatore può offrire la condivisione e il supporto della sua esperienza come modello seppure imperfetto. Se fosse un modello perfetto sarebbe irrangiungibile e quindi il suo aiuto improponibile. Deve essere sufficientemente chiaro che il materiale di lavoro lo offre completamente la persona in richiesta di aiuto, la maggior parte del lavoro dell’operatore è offrirsi continuamente di “rispecchiare da un punto di vista esterno” questo materiale perché l’altro possa impadronirsene.
L’operatore così eviterà di cadere nella trappola di decidere qualcosa che, per quanto buono, l’altro non è in grado qui ed ora di fare.