Il primo documento scritto in volgare italiano risale all’810 d.C. ed è un indovinello popolare conservato in un manoscritto di Verona, il cosiddetto “Indovinello Veronese”. In esso l’attività della scrittura è paragonata a quella dell’agricoltura, con una corrispondenza tra i buoi e le dita, i campi bianchi e il foglio di pergamena o di carta, il bianco aratro e la penna d’oca, il nero seme e l’inchiostro: la soluzione dell’indovinello, quindi, è la scrittura. Il testo presenta ancora parole latine quali, ad esempio, “semem” o la congiunzione “et” ma anche parole come “versario”, che è un vocabolo tipico del dialetto veneto.
“Se pareba boves
Alba pratalia araba
Et alba versario teneba
Et negro semem seminaba.”
“Spingeva avanti i buoi
solcava bianchi campi
e teneva un bianco aratro
e spargeva il nero seme.”