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I Placiti Cassinesi

 

I primi documenti attestanti un uso ufficiale del volgare italiano risalgono al 960 d.C., più di un secolo dopo quelli francesi. Questo ritardo è dovuto alla differente storia politica e sociale dei due territori. Negli anni in cui vengono trascritti “I Giuramenti di Strasburgo” l’Italia è sottoposta all’influenza di dominatori diversi che non hanno permesso la formazione di un codice linguistico scritto distinto e autonomo dal latino, relegando il volgare a lingua parlata solamente dai ceti più bassi.

 

Le prime testimonianze sono i Placiti Cassinesi, quattro giuramenti dalla struttura formale molto simile, registrati all’interno di un documento redatto nel corso di una disputa legale.

 

Intorno al 960, nel corso di una guerra civile per stabilire la proprietà di alcune terre tra l’abbazia di Montecassino e un signorotto locale, il tribunale dovette cercare dei testimoni pro o contro le parti. Vennero fatti testimoniare dei contadini, i quali giurarono che da trent’anni il monastero benedettino di Montecassino possedeva le terre oggetto della contesa; ovviamente i contadini dovettero giurare su una formula comprensibile: vennero pertanto fatti giurare nella lingua da loro parlata, nonché il volgare.

 

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