Perduta la barriera del Reno, il fronte tedesco a ovest cedette definitivamente: il 2 aprile le colonne anglo-statunitensi chiusero la sacca della Ruhr, capitolata già il 21 aprile con 325 000 uomini fatti prigionieri[119]; i mezzi corazzati alleati poterono così dilagare nella Germania occidentale, contrastati solo da una sporadica resistenza di alcuni reparti fanatici di Waffen-SS e Gioventù hitleriana mentre il grosso dei tedeschi si arrese o ripiegò in rotta[124]. Gli anglo-canadesi puntarono su Brema e Amburgo, raggiunta il 2 maggio, per anticipare i sovietici in Danimarca; le unità statunitensi al centro, con quasi 4 000 carri armati, puntarono verso il fiume Elba, che secondo le disposizioni di Eisenhower doveva costituire il limite massimo dell'avanzata alleata su cui si doveva incontrare i sovietici: il 10 aprile fu raggiunta Hannover, il 13 Magdeburgo e il 14 Lipsia. Più a sud, le colonne del generale Patton avanzarono nell'alta Baviera dirigendo sulla Cecoslovacchia, mentre altre forze statunitensi e francesi penetrarono in Baviera dove il 20 aprile cadde Norimberga e il 30 aprile Monaco. L'esercito tedesco ad ovest aveva ormai cessato di combattere, e milioni di soldati si consegnarono spontaneamente agli alleati per non cadere in mano ai sovietici. Il primo collegamento tra reparti sovietici e statunitensi avvenne quindi a Torgau, sul fiume Elba, il 25 aprile.
Gli anglo-statunitensi passarono all'offensiva anche in Italia a partire dal 6 aprile: i britannici sfondarono il fronte sul lato adriatico nella zona delle Valli di Comacchio mentre gli statunitensi avanzarono al centro su Bologna, liberata il 21 aprile; gli Alleati valicarono quindi il Po e dilagarono verso nord. Il 25 aprile i partigiani italiani diedero il via a un'insurrezione di massa in tutta l'Italia settentrionale, affrettando la dissoluzione della Repubblica Sociale Italiana; Mussolini, in fuga verso la Germania nascosto a bordo di un convoglio di truppe tedesche, fu catturato dai partigiani e fucilato il 28 aprile. Mentre i primi reparti statunitensi entravano a Milano, già liberata dai partigiani, il 27 aprile i delegati tedeschi si recarono al quartier generale degli Alleati per trattare; la resa di Caserta entrò quindi in vigore il 2 maggio, ponendo ufficialmente fine alle ostilità in Italia. Gli anglo-statunitensi proseguirono quindi verso nord alla volta dell'Austria, dove ai primi di aprile avevano fatto il loro ingresso anche le forze sovietiche: Vienna stessa fu conquistata dall'Armata Rossa il 13 aprile dopo alcuni duri scontri in città, e i sovietici si incontrarono il 4 maggio con gli statunitensi nella regione di Linz.
Il 16 aprile 1945 l'Armata Rossa sferrò la sua ultima offensiva generale, con obiettivo Berlino; l'attacco fu lanciato in gran fretta sotto la pressione di Stalin, che temeva di essere preceduto dagli Alleati occidentali. Le forze sovietiche, agli ordini dei marescialli Žukov e Konev, erano imponenti e nettamente superiori a quelle nemiche, ma inizialmente furono impiegate male e confusamente; le perdite, di fronte alle difese fortificate tedesche, furono altissime e lo sfondamento decisivo, ottenuto con la forza bruta di migliaia di carri armati impiegati in massa, fu ottenuto solo il 20 aprile. Dopo queste difficoltà iniziali, la velocità dell'avanzata aumentò e le armate corazzate sovietiche manovrarono per accerchiare la capitale. Hitler decise di rimanere in città e di organizzare la difesa, contando su reparti raccogliticci di Waffen-SS straniere, resti di Panzer-Division disciolte e truppe del Volkssturm e della Gioventù hitleriana. La battaglia casa per casa fu durissima e sanguinosa, i sovietici avanzarono passo passo da tutte le direzioni lentamente e a costo di pesanti perdite. Hitler si suicidò nel suo bunker sotterraneo il 30 aprile, insieme alla moglie Eva Braun che aveva sposato il giorno prima, dopo aver trasferito i suoi poteri di capo dello stato all'ammiraglio Dönitz, in quel momento a Flensburg vicino al confine con la Danimarca; lo stesso giorno in tarda serata i sergenti sovietici Meliton Kantaria e Michail Egorov issarono, dopo aspri scontri ravvicinati, la bandiera della Vittoria sovietica sul tetto del Palazzo del Reichstag. La battaglia nel centro di Berlino si concluse definitivamente il 2 maggio con la resa della guarnigione, dopo aver provocato 135 000 perdite nei ranghi dell'Armata Rossa e 400 000 tra morti e feriti e 450 000 prigionieri tra i tedeschi.
Mentre scontri sanguinosi infuriavano ancora a Praga, dove la popolazione ceca era insorta contro i tedeschi all'approssimarsi delle prime colonne sovietiche, il governo di Flensburg allestito da Dönitz si accinse ad accettare la resa imposta dagli Alleati. La capitolazione tedesca a ovest fu firmata ufficialmente dal generale Alfred Jodl il 7 maggio a Reims, alla presenza del generale Eisenhower; la notte dell'8 maggio, al quartier generale del maresciallo Žukov a Berlino, il feldmaresciallo Wilhelm Keitel firmò un secondo documento di resa incondizionata della Germania, ponendo ufficialmente fine alle ostilità in Europa.