Di Seneca ci sono pervenute ben nove cothurnatae, ossia tragedie di argomento greco (Herculens Furens, Troades, Phoenissae, Medea, Phaedra, Oedipus, Agamemnon, Thyestes, Hercules Oetaeus), le uniche ad esser state conservate integre di tutto il teatro latino. La loro cronologia è incerta e una tra le nove tragedie, Hercules Oetaeus, è di dubbia autenticità per via della sua eccessiva lunghezza e il suo stile oscuro. In quasi tutte le tragedie è presente la figura del tiranno, teatro di opposizione. Gli accenni anti tirannici però non sono rivolte contro il potere ma al potere stesso. Lo scopo di Seneca, in effetti, era del tutto pedagogico: le tragedie sono state composte per mettere davanti agli occhi del giovane Nerone gli effetti deleteri del potere dispotico e delle passioni sregolate. Un dubbio comune e ancor oggi esistente è se tali tragedie erano destinate alla rappresentazione in teatro o alla semplice lettura. Le tragedie sono dominate da scene macabre, violente e impressionanti ma ciò non ne esclude la rappresentabilità, dato che il teatro latino era dotato delle giuste tecnologie scenografiche e persino nel teatro greco vi erano scene di sangue che, però, venivano raccontate da un personaggio per evitare di metterle in scena. La tragedia “Hercules furens” tratta dell’eroe che, pervaso dalla follia, massacra i figli e la moglie e che, una volta tornato in sé, vuole suicidarsi ma viene fermato dal padre. La tragedia “Troades” riguarda la caduta di Troia e di come, in seguito, le donne troiane fatte prigioniere dai Greci, piangono la loro sorte infelice e devono subire le tragiche conseguenze della sconfitta. La tragedia “Phoenissae” si ispira al mito di Edipo ed è una tragedia incompleta che parla, appunto, del vecchio Edipo, ormai cieco e esiliato, che intende togliersi la vita ma che viene fermato dalla figlia Antigone. La tragedia “Medea” tratta della giovane, abbandonata da Giasone, furiosa e vendicatrice che, servendosi delle sue arti magiche, uccide Creonte e la figlia, promessa sposa a Giasone. Ucciderà, poi, anche i figli avuti da Giasone e volerà su di un carro trainato da serpenti alati. La tragedia “Phaedra” tratta, appunto di Fedra, moglie del re d’Atene Teseo, che è pervasa da una forte attrazione nei confronti del figliastro Ippolito, a cui dichiara il suo amore. Respinta, si vendica dichiarando al marito di aver subito violenza da Ippolito ma, quando egli muore in seguito ad una maledizione, si uccide. La tragedia “Oedipus” segue la trama di Edipo, re di Sofocle, che apprende la triste e sconvolgente verità di aver ucciso il padre e aver sposato la propria madre. La tragedia “Agamemnon” riproduce la vicenda della tragedia di Eschilo, ossia l’uccisione di Agamennone, re di Argo, tornato vittorioso dalla conquista di Troia, per mano della moglie. La tragedia “Thyestes” parla di Atreo, tiranno adirato col fratello Tieste che gli ha sedotto la moglie e sottratto il regno, che finge una riconciliazione e fa tornare a corte Tieste e i suoi figli per vendicarsi, uccidendo i suoi nipoti e servendoli al loro stesso padre. La tragedia “Hercules Oetaeus” parla della morte di Ercole per mano di Deianira, fatta da lui prigioniera, che voleva conquistarsi il suo amore. La morte è conseguenza di un terribile errore e, alla fine, l’eroe viene divinizzato.