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AGENDA 2019

Presentazione

Oggi il potere dell’immagine sembra pervadere sempre più ogni aspetto della vita sociale.

Dal mondo dei mass-media a quello delle comuni interazioni sociali sempre più sopraffatte dalle apparenze e dal primato dell’esteriorità, la realtà sembra a volte quasi scomparire cedendo il posto a dei simulacri, ovvero a forme di rappresentazione prive di referente reale e di personalità. Nel mondo dei mass media e nell’oceano della rete, dei cosiddetti social, la supremazia dell’apparenza sembra non avere più limiti, e le immagini vengono divulgate e fagocitate dal grande popolo del web con una velocità impressionante, mentre diventa secondario perfino controllare la veridicità delle notizie circolanti. Sembra proprio sia nata una nuova figura, quella dell’homo mediaticus, che non fa che proiettare all’esterno la propria forma, in ogni luogo nel quale essa può concretizzarsi: i social network innanzitutto ma anche i pub, gli impianti turistici o sportivi, gli ipermercati, i talk show, ed ogni sorta di spettacolo, nel quale l’immagine ricrea i legami sociali separandoli dalla dimensione reale.

Del resto, gli strumenti tecnologici finalizzati alla comunicazione rispondono sì al bisogno di contatto di chi li adopera ma comportano anche il rischio di una risposta elusiva rispetto ad un’esigenza cui non sanno dare voce. Inoltre, bisogna tener presente che questo tipo di comunicazione rischia di far mettere ben poco in comune con gli altri, se non un modello, a volte stereotipato, di messaggi preconfezionati, espressi in maniera quasi sempre impersonale. La comunicazione ne risulta, sì, dilatata e veloce, ma anche sempre più inautentica. Consideriamo inoltre che per quanto riguarda il futuro, i nostri adolescenti non ne posseggono un’idea significativa. Cittadini di un mondo in cui ciascuno a suo modo è un migrante, e dove urge superare le barriere culturali e rendere ogni diversità una ricchezza, essi hanno bisogno di una vera e propria alfabetizzazione emotiva e relazionale, nonché linguistica, per poter conoscere l’altro ed accoglierlo, senza tuttavia dimenticare le proprie origini.

D’altro canto, essi sono immersi in un tempo segnato da un diffuso relativismo culturale e morale, nel quale facilmente vengono negati i valori fondamentali e dove finisce per prevalere ogni capriccioso egoismo. Così, le nuove generazioni appaiono tendenzialmente ripiegate sulla famiglia, intesa non tanto come istituzione ma come luogo sicuro e protettivo (e forse, proprio per questo sostanzialmente inadempiente) in cui rinchiudersi, e non vivono il mondo della scuola come luogo propedeutico al successo nella vita professionale ma piuttosto, nella migliore delle ipotesi, come un luogo di socializzazione.

E lo stesso sport, in particolare il tifo calcistico con la sua componente irrazionale, si trasforma in una pericolosa esaltazione di modelli e di rituali che sfociano talvolta nella violenza. Anche l’interesse e l’impegno politico nei giovani è sempre più raro e più debole, e ciò vale anche per la vita associata, che rischia di perdere la propria capacità attrattiva. L’adesione ad un credo religioso, poi, viene evitata o al contrario vissuta in maniera eccessivamente rigida e sganciata dalla concretezza dell’impegno per il prossimo. In questo panorama culturale i nostri ragazzi, poco consapevoli dei loro bisogni, dimostrano una sostanziale sottovalutazione del ruolo attivo che potrebbero avere nella società.

Di fronte al futuro, essi si esprimono in termini ancora vaghi facendo fatica a concretizzare le loro scelte di vita e appaiono influenzati dalla precarietà della prospettiva temporale, povera di orientamenti e di progetti. Sembrano assai poco toccati dalle difficili domande relative al significato, al valore, alla direzione della loro vita. Così, finiscono per crescere non più, come una volta, nel conflitto tra il sé e l'altro, bensì nel conflitto tra il sé reale e il sé ideale. Da cui, molto spesso, la delusione relativa al proprio io, che sostituisce quello che era lo scontro con l'adulto. In questo modo, nascono e dilagano nuovi disagi, nuove patologie, che sono prevalentemente quelle legate non più alla colpa bensì alla vergogna, alla inadeguatezza estetica o alla mancata popolarità: nuove forme di disagio e di dipendenza, che si aggiungono, purtroppo, a quelle preesistenti.

Nella stesura della nuova Agenda 2019, ci è sembrato dunque opportuno delineare brevemente mese dopo mese le più attuali problematiche su cui, giovani e adulti, ci si possa utilmente confrontare per percorrere fruttuosamente il cammino degli anni a venire. Temi che ci riguardano tutti da vicino e su cui ciascuno di noi ci auguriamo possa soffermarsi a riflettere, per approfondire il discorso ed ampliarlo con nuovi contributi, tessendo la trama complessa di nuovi percorsi di crescita e facendo in modo che ogni disagio possa tramutarsi in risorsa, coerentemente con la filosofia che caratterizza da sempre il processo evolutivo del nostro Centro. 

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