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La Foresta Boreale

 

 

La taiga (dal russo тайга, tajgà, termine di probabile origine altaica[1]) o foresta boreale è uno dei principali biomi terrestri, formato da foreste di conifere che ricoprono quasi totalmente le regioni sub-artiche boreali dell'Eurasia e dell'America (e per questo detta anche foresta boreale), costituendo un terzo della massa forestale mondiale. Sotto il profilo ecologico essa può definirsi un "paesaggio continentale"[2] e pertanto possiede un'importanza strutturale in seno alla totalità dell'ecosfera o, se si preferisce, dell'ecosistema terrestre.

 La taiga forma una fascia circolare circumpolare di spessore variabile, lunga 12.000 km (7000 in Eurasia e 5000 in America). Data la distribuzione delle terre emerse con scarsa presenza di terraferma a queste latitudini nell'emisfero meridionale, la taiga è presente quasi unicamente nell'emisfero settentrionale e molto poco in quello meridionale.

 

 È limitata a settentrione dalla tundra artica e a meridione dalla foresta temperata di latifoglie caducifoglie e dalla steppa alberata. Il confine tra tundra e taiga è definito dalle caratteristiche locali del disgelo estivo responsabile della ripresa vegetativa delle specie arboree. Di norma tale confine si espande verso nord all'interno delle vallate alluvionali, che, per questa ragione, sono invase dalle foreste della taiga. Questa, al contrario, retrocede verso sud in corrispondenza di quei territori, quasi sempre morenici e spesso argillosi, che occupano gli spazi interfluviali, lasciando così avanzare la tundra.

 

 

La taiga si sviluppa su terreni prevalentemente umidi ed ospita, nelle frequenti radure, vaste zone umide, paludi e torbiere a stagni, sicché per molti tratti essa si presenta come un mosaico di foreste e torbiere (ecosistemi forestali e acquatici).[3]

 

Sono invece piuttosto scarse le forme e gli apparati ecotonali.

 

La composizione della flora è pressoché omogenea su tutti i continenti (quanto meno a livello di "genere") e comprende anche una percentuale di latifoglie. Il sottobosco è discontinuo, a volte occupato da specie arbustive, a volte da muschi, licheni o ericacee, ma comunque sempre scarso o addirittura assente.

 

Per alcune differenze, peraltro non sostanziali, si possono distinguere una taiga euro-asiatica e una taiga nord-americana.

 

Clima

Il clima è continentale secco e rigido, piuttosto variabile con inverni molto lunghi, ed estati corte, ma con lungo soleggiamento, da 8 a 10 mesi. A causa della latitudine sono peraltro distinguibili solo due stagioni: quella invernale fredda, prevalente, da settembre a maggio inclusi, con una temperatura media di -9° e punte minime sino a -45° e oltre, e la stagione estiva "calda", che in alcuni anni particolarmente rigidi può ridursi a soli due mesi e far registrare 6 - 8 °C di temperatura media, con punte massime di 14 - 16°.

 

Le precipitazioni sono mediamente assai scarse (da 200 - 600 mm per le zone più secche a 400 - 800 mm per quelle più piovose), ma il suolo è frequentemente assai umido per la presenza di numerose falde acquifere superficiali.

 

Suoli

I suoli della taiga sono tutti podsolizzati e in essi sono evidenti due soli orizzonti: quello superficiale ricco di materia organica non decomposta e quello più profondo in cui l'humus è fortemente acido e insaturo. Fra questi due compaiono diversi sub-orizzonti secondari, che segnano i vari stadi di decomposizione e di formazione dell'humus. Nelle zone più settentrionali o più esposte al gelo si forma il permafrost e compaiono i suoli poligonali.

 

Con il freddo la materia organica proveniente dalle piante si decompone lentamente, liberando acidi organici. Questi reagiscono con elementi alcalini del suolo (calcare, magnesio, etc.). I sali che ne risultano vengono trasportati, dalle piogge o dall'acqua di disgelo delle nevi, nelle falde o direttamente nei corsi d'acqua, dando luogo al fenomeno della lisciviazione. Di conseguenza cresce l'acidità dei suoli e la povertà di elementi vari.

 

Il clima particolarmente severo delle terre che ospitano la taiga impone alle piante una fisiologia particolare e un particolare ciclo vegetativo per resistere alle basse temperature prolungate. Si tratta di una serie di caratteristiche morfologiche e funzionali come, ad esempio, la struttura xeromorfica che contrasta la mancanza di acqua liquida nel periodo di congelamento del suolo, o la pressione osmotica elevata nei canali linfatici. Importante è la condizione di fitostasi che le piante assumono durante i mesi freddi, con arresto della funzione clorofilliana e della traspirazione, e che si prolunga per tutto il periodo invernale.

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