La pittura greca aveva sostanzialmente ignorato il tema del cibo, preferendo l'immagine dell'uomo. I piatti con le vivande, che troviamo nelle scene di banchetto delle ceramiche e delle pitture, esistono, ma sono soltanto funzionali alla scena complessiva, nella quale il ruolo principale è giocato dall'uomo.
Tra le rappresentazioni più originali e particolari vi sono sicuramente le divertenti opere di Arcimboldo.
Ricordiamo delle sue opere "Rodolfo II come Vertumno "(1591), il dio latino della metamorfosi. Si tratta di un ritratto scherzoso, in cui l’accumulo di elementi anche diversi tra loro (verdure, fiori, ortaggi) è un modo per ricordare al sovrano la sua passione nel collezionare e accumulare oggetti spesso diversissimi tra loro.
Caravaggio apre la via alla pittura di genere, in particolare alla natura morta. Non v’è differenza tra dipingere un quadro di fiori e un quadro di figure, la natura morta è legata, in lui, al pensiero della morte: è la presenza delle cose nell’assenza o scomparsa dell’uomo.
La canestra di frutta, unica natura morta che ci rimane, è inquadrata dal basso, creando un effetto tridimensionale su uno sfondo insolitamente chiaro e luminoso, bidimensionale. I particolari sono fissati con fredda oggettività: la trasparenza dell’uva, la buccia rugosa dei fichi, quella liscia e lucida delle mele, persino il segno di una bacatura e le foglie avvizzite e accartocciate, che simboleggiano la “vanitas” dell’esistenza umana. Apparentemente freddo realismo, nessuna partecipazione o interpretazione, ma la frutta, non della stessa stagione e non della stessa freschezza, sottratta al suo naturale contesto, acquista un preciso significato simbolico. La canestra, rappresentata in modo particolareggiato negli intrecci di vimini, sporge leggermente dal tavolo su cui è poggiata, enfatizzando l’effetto dinamico e tridimensionale.
Questo nostro percorso del cibo nell'arte non può che finire in Sicilia con la magnifica rappresentazione de "La Vucciria " di Renato Guttuso.
La Vucciria è un grandioso quadro che immerge lo spettatore in una scena di vita quotidiana in uno dei più affascinanti mercati di Palermo, ricco di realismo grazie al dettaglio delle carni e dei pesci tagliati a metà.
Il termine vucciria deriva dal francese boucherie, in italiano macelleria, poi italianizzato in bocceria e infine sicilianizzato per essere usato oggi con il significato di confusione, cioè quel miscuglio incomprensibile di voci, di persone, di oggetti, di espressioni e di azioni tipiche del mercato
Chi osserva il quadro è affascinato dalla Vucciria della gente e della merce, con i passanti che si districano in un contatto fisico cui sono abituati a causa del poco spazio lasciato le grandi bancarelle. L’unica porzione di strada visibile è uno spazio ai piedi di una donna con il vestito blu.
Lo spazio viene scandito ritmicamente dalle cassette ricche di pesci e di crostacei a sinistra, dal marmo, dove il pescivendolo mette in bella mostra le teste dei pescispada, fino alle casse di frutta e verdura che circondano i passanti, senza dimenticare la macelleria con il realismo crudo delle carni appese sugli uncini da carnezziere