LE PIAGHE D'EGITTO Esodo 412
Mosè si avviò verso l'Egitto, a compiere la difficile missione che Dio gli aveva affidato. Lungo il cammino gli venne incontro suo fratello Aronne, e con lui si presentò al popolo d'Israele per annunciare che il Signore aveva avuto pietà delle loro tribolazioni, e aveva deciso di ricondurre il suo popolo nella terra di Canaan, la terra promessa, tanto fertile e ricca che era come se vi scorressero a fiumi il latte e il miele. Ma bisognava convincere il Faraone; egli non voleva lasciar partire gli Ebrei, che gli servivano come schiavi per costruire le sue città. Per bocca di Aronne, Mosè annunciò al Faraone molti castighi mandati da Dio per indurlo a liberare il popolo d'Israele. I castighi, le famose "piaghe d'Egitto", puntualmente si verificarono: l'acqua di tutto l'Egitto fu cambiata in sangue, il paese fu invaso dalle rane, dalle zanzare, dai mosconi, ci fu una grande morìa nel bestiame, gli Egiziani furono colpiti da ulcere, i campi furono devastati prima dalla grandine e poi dalle cavallette, e per tre giorni tutto il paese d'Egitto fu immerso nel buio. Ad ogni castigo, il Faraone mandava a chiamare Mosè e gli prometteva che avrebbe lasciato partire il popolo d'Israele; ma appena il castigo cessava, cambiava idea. Allora il Signore annunciò la piaga più grave: la morte di ogni figlio primogenito degli Egiziani, dal figlio del Faraone al figlio dell'ultimo servo. Così accadde: nella notte annunciata, morirono tutti i primogeniti degli Egiziani, mentre nessuno fu colpito del popolo d'Israele. Il Faraone allora convocò in tutta fretta Mosè e gli diede l'ordine di andarsene via subito, lui e tutto il suo popolo, e lasciare per sempre il paese d'Egitto.«Andatevene tutti, voi Israeliti!» urlò il Faraone. «Andatevene dove volete, ma partite!»