Prima Rivoluzione Industriale
Motivi del primato inglese, invenzioni, industrie, cambiamenti sociali e resistenze.
Introduction
La parola rivoluzione indica, generalmente, un cambiamento profondo e brusco. Che cosa caratterizza la (prima) rivoluzione industriale? Essenzialmente l'utilizzo di nuove forme di energia, non naturali, in particolare il vapore, che azionano le macchine, in primis la macchina a vapore, azionata dalla combustione del carbone.
Due soprattutto sono i simboli della prima rivoluzione industriale: il carbone, che rende possibile la macchina a vapore, e il ferro, col quale vennero costruite macchine, ferrovie e treni, ponti, edifici.
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Motivi del primato inglese, invenzioni, industrie, cambiamenti sociali e resistenze.
La rivoluzione industriale si sviluppa anzitutto in Inghilterra. Molte sono le ragioni di questo primato: • la presenza in Inghilterra di una radicata mentalità puritana, per la quale la ricchezza non solo non è peccaminosa, ma è segno della benedizione celeste e perciò va ricercata senza alcuno scrupolo; inoltre, per tale mentalità, la ricchezza deve accompagnarsi a una certa sobrietà di vita ed essere reinvestita in attività produttive; • il sistema politico parlamentare, erede delle rivoluzioni politiche del '600: il potere del Parlamento, in particolare della Camera dei Comuni, tende costantemente a crescere, e il Parlamento è il luogo in cui i gruppi sociali più dinamici fanno sentire le loro esigenze, così che in Inghilterra si produce una situazione legislativamente favorevole allo sviluppo capitalistico-industriale; • le enclosures avvenute in epoca moderna hanno permesso o uno sfruttamento intensivo, capitalistico, della terra o una conseguente accumulazione di capitale, disponibile ad essere poi investito in attività manifatturiero- industriali o e hanno provocato l'allontanamento dalle campagne di gente, che prima si guadagnava da vivere sulle terre comuni, gli open fields e che adesso, in seguito alle privatizzazioni, si trova senza lavoro e costretta a inurbarsi, diventando manodopera a basso costo per le nascenti industrie; • la disponibilità di materie prime: sia di carbone, necessario per azione la macchina a vapore, e di cui il sottosuolo britannico è ricco, sia delle materie prime da lavorare, soprattutto per il settore trainante della rivoluzione industriale, quello tessile: la lana, dovuto ai molti allevamenti inglesi di ovini e il cotone, importato dalle colonie, India e, in un primo tempo, America.
Parlare di rivoluzione industriale è parlare di invenzioni. Importanti furono soprattutto quelle nel settore tessile e in quello siderurgico. In ambito tessile si inventò un nuovo modo di tessere (la navetta volante, inventata da Kay nel 1733) e di filare (la filatura meccanica, con varie invenzioni avvenute sempre in Inghilterra negli anni '60 e '70 del '700). Decisiva fu poi l'invenzione della macchina a vapore, ad opera di James Watt nel 1769. Esso consiste nello sfruttare la pressione del vapore per produrre un movimento. All'inizio del 18° secolo, la macchina a vapore veniva utilizzata in particolare per azionare le pompe che toglievano l'acqua dalle gallerie e dai pozzi delle miniere. Tale macchinario venne perfezionato e reso più efficiente nel 1765 da James Watt. Egli fra l'altro, ideando il meccanismo biella-manovella, realizzò un sistema per trasformare in un moto rotatorio, il movimento a stantuffo. La macchina a vapore si diffuse nelle nuove fabbriche tessili, che così non dovettero più essere ubbicate necessariamente lungo i corsi d'acqua. Le fabbriche poterono essere ubbicate alla periferia delle grandi città, dove era più facilmente reperibile la mano d'opera. La macchina a vapore venne in seguito utilizzata anche come forza motrice per nuovi mezzi di trasporto. Nel 1803 lo statunitense Robert Fulton usò il vapore per far muovere un battello mediante la spinta di una grande ruota a pale che girava nell'acqua. Nel 1814 l'ingegnere George Stephenson costruì la prima locomotiva (la celebre Rocket). Presto la ferrovia fu utilizzata nelle miniere per trasportare fino alla superficie il carbone che veniva estratto in profondità: quel carbone che servì poi per azionare le macchine di tutte le industrie inglesi. Un altro settore che si sviluppò rapidamente fu quello della siderurgia, cioè della produzione di ghisa,ferro, acciaio, e dei manufatti,ossia i prodotti che ne derivavano. Un passo decisivo per tale sviluppo fu la produzione del carbone coke, un carbone più puro ottenuto nel 1753 dai fratelli Darby raffinando il carbone fossile che si trova in natura. Il coke bruciava meglio e più a lungo, sviluppando maggior calore. La disponibilità del nuovo combustibile permise la costruzione di altiforni, cioè di forni nei quali aveva luogo la fusione del metallo. La migliore qualità e la maggiore purezza della ghisa consentì di realizzare manufatti più solidi e resistenti e di meccanizzare altre fasi della lavorazione. L'Inghilterra divenne un Paese esportatore di prodotti in ferro, ghisa e acciaio e cominciò a costruire e a vendere utensili, macchine, longarine e binari per ponti e ferrovie. Importante poi fu il sistema di Cort, che permise di ottenere ferro di buona qualità a costi contenuti, utilizzando non più carbone di legna, di scarsa resa, ma coke, ottenuto distillando il carbon fossile di cui è ricco il sottosuolo inglese, e insufflando aria negli altiforni.
Abbiamo così un impetuoso sviluppo di industrie, prima di tutto tessili e siderurgiche. Nel settore tessile vi fu lo sviluppo dell'industria cotoniera: l'Inghilterra che nel 1760 importava 2,5 milioni di libbre di cotone greggio, ne importerà (lavorandolo industrialmente) più di 300 milioni attorno al 1830. Forte fu anche lo sviluppo del settore siderurgico e meccanico: l'Inghilterra produceva nel 1788, 68.000 tonnellate di ghisa, 581.000 tonnellate nel 1825. Le industrie comportano un nuovo modo di lavorare: non più a domicilio o in piccole botteghe artigianali, ma in fabbriche, dove si concentra un numero elevato di operai, che negli stessi orari svolgono le medesime funzioni lavorative, ripetitive e in qualche modo meccanizzate.
Nasce così una nuova classe sociale, la classe operaia, inizialmente caratterizzata da orari lavorativi molto lunghi (fino a 16 ore al giorno), da scarsi salari e da condizioni abitative decisamente precarie e malsane (le famiglie operaie vivevano ammassate in quartieri periferici, spesso in pessime condizioni igieniche). L'avvento del capitalismo industriale suscitò così anche resistenze e opposizioni in coloro che ne furono danneggiati, cioè artigiani e lavoranti a domicilio che subirono un processo di proletarizzazione, che peggiorò, le loro condizioni di vita. La forma più eclatante di opposizione popolare al processo di industrializzazione fu il luddismo (dal nome del leggendario Ned Ludd, che avrebbe nel 1779 distrutto un telaio). I luddisti distruggevano quelle macchine, che toglievano loro lavoro e producevano un abbassamento dei salari. Contro i luddisti il governo britannico adottò ben presto misure repressive molto aspre, che giunsero, nel 1812, alla pena capitale. Così tale fenomeno si esaurì lasciando spazio ad altre forme, più costruttive, di contestazione del nuovo ordine socio-economico, come le società di mutuo soccorso o le leghe di categoria, per rivendicare i propri interessi.
Il comunismo e il socialismo sono nati entrambi nel contesto della rivoluzione industriale e in gran parte come risposta ad un periodo in cui gli imprenditori diventavano estremamente ricchi, sfruttando i loro lavoratori. Attraverso diversi processi, entrambe le filosofie consideravano la situazione attuale insostenibile e alla fine tramite delle pressioni sociali ci furono dei cambiamenti drastici. Contrariamente a quanto molti penserebbero, non è mai esistito uno stato puramente comunista da quando è stata creata la filosofia. L'Unione Sovietica, la Cina, il Vietnam, Cuba e la Corea del Nord sono gli esempi più vicini, anche se nessuno di essi ha pienamente raggiunto (o ha ancora raggiunto) una struttura puramente comunista. Analogamente, il socialismo non è mai stato pienamente adottato in nessun paese da quando è stata creata la filosofia. Alcuni paesi come Norvegia, Svezia, Francia e Canada hanno molte politiche socialiste (come l'assistenza sanitaria gratuita e un ruolo dominante del governo in molti servizi condivisi) ma hanno ancora strutture e tradizioni capitaliste molto forti. Ecco a seguire quali sono le differenze tra socialismo e comunismo.
La differenza fondamentale è che sotto il comunismo gli individui sono forniti o compensati in base ai loro bisogni. La centralità del socialismo è che gli individui sono compensati in base al loro contributo individuale, quindi le persone che lavorano più duramente o in modo più intelligente riceveranno più di quelle che non contribuiscono. Questa differenza evidenzia un difetto chiave nel modello comunista, in cui nessuno ha alcuna motivazione a lavorare più duramente o in modo più intelligente in quanto non avrebbe alcun impatto o beneficio.
Il comunismo considera tutte le proprietà come pubbliche e di fatto; non esistono proprietà personali o oggetti posseduti da individui. Nel socialismo invece, tutte le capacità industriali e produttive sarebbero possedute e gestite in modo condiviso dal governo. Il socialismo è al centro di una filosofia economica, mentre il comunismo è economico e politico nella sua esigenza.
Il comunismo rifiuta ogni religione che effettivamente abolisce. Nel socialismo è consentita la libertà di religione, sebbene alcune interpretazioni la considerino una promozione del secolarismo nella sua natura (anche se la religione non è effettivamente vietata).
Il comunismo vede la completa abolizione delle distinzioni di classe poiché tutti vengono trattati allo stesso modo. Il socialismo vede una diminuzione, ma le distinzioni di classe continuerebbero ad esistere in quanto vi è la capacità per alcuni di ottenere più ricchezza di altre.
Il comunismo vede la transizione dal capitalismo come una rivoluzione violenta in cui il sistema esistente viene effettivamente distrutto, mentre gli operai insorgono contro le classi medio-alte. Il socialismo vede piuttosto una transizione graduale dal capitalismo attraverso processi legali e politici che vedono che tutti sono trattati in modo equo alla nascita. Le persone avrebbero comunque la capacità di eccellere e di entrare nell'equivalente della classe media, ma i loro figli dovrebbero lavorare tanto quanto hanno fatto per ottenere lo stesso risultato.